Du iu rimember i “Dans sosàieti”? – Racconto.

Du iu rimember i “Dans sosàieti”?

Auuuh!, azz… l’unica maniera di cavarmela per il rotto della cuffia e salvarmi la ghirba è questa: a quattro zampe, piano piano, sulla melma grigia, nel cunicolo stretto e nero, sì, devo andare, filare via, via, veloce! Salvare la testa! Cos’è questa svolta tra fogne? Vado a destra o a sinistra? Destra. Porca! Che cosa è essere un cane, che cosa porca. Un porco sarebbe stato, dicono, un nobile, invece mi è toccato un cane. Esserlo dico, esserlo. Qui. Quegli esseri bipedi sono scomparsi, io son vivo: restato così dall’esplosione. Strano essere. Boh. Intanto razzolo e mi son visto un attimo fa in un pezzo di roba riflettente: cane cane sono, canissimo. Nelle cloache, mortacci. Bau. No, bau no. Aoh. Aoh, sì. E bau anche va’. Ma che ci sto a fare io qui, sopravvissuto dopo quelle botte atomiche che hanno strapazzato terra e alberi case e televisioni? Televisioni. Dicevano questa parola in giro per casa ma io non capisco cosa sia.

Acc! E quello, mo, cos’è?! Ah, parla:

«Maledizione. Cra! Cra! Cra! Che fine hanno fatto gli uomini? Meno male che sono spariti coi loro fucili tesi sempre verso le nostre ali nere in cielo, spariti loro e le loro guerre e bombe…»

Perché parla tanto quel volatile?

«Sono diventati tutti cani, quei bipedi eretti, meno male, cra cra cra, che noi siamo sempre stati, invece, dei corvi: divenire da antropoi cani deve essere stato umiliante. Bomba o non bomba. Un bel ballo collettivo fra, cra cra, vecchi signori di clab, aristocratici sopravvissuti. Quelli della Dans Sosàieti, beccati dall’esplosione proprio in mezzo al loro valzer di Gustav Mahler».

(29 gennaio 2022)

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